Il compasso magnetico è uno strumento nautico il cui uso fu fondamentale per lo sviluppo della navigazione e della cartografia nel XVI secolo. Questo esemplare è decorato con l’immagine delle mappe originali dell’epoca. Ancora oggi, pur orientandoci con i satelliti e i sistemi GPS, è necessario saper leggere una mappa e calcolare la posizione con i metodi tradizionali (come ad esempio la bussola), per evitare di perderci in caso di errore.

Nel secolo VII a.C. erano già note le proprietà, magnetiche della magnetite o calamita. Nell’XI secolo si scoprì che, montata liberamente, assumeva da sola un orientamento determinato. A questo stesso secolo risale il primo riferimento scritto sull’uso della bussola presso i Cinesi. Gli Arabi la menzionarono per la prima volta nel 1220 probabilmente furono proprio questi a introdurla in Europa, dove fu subito adottata dai Vichinghi. Nel XV secolo era già generalizzato l’uso  del cosiddetto “ago per navigare”, una bussola che rendeva più facile seguire una rotta. Colombo utilizzò una bussola e, probabilmente,  fu il primo a notare  la variazione magnetica. Nella versione originaria, nota con il nome di bussola galleggiante, lo strumento era costituito da un ago magnetico montato su un galleggiante collocato in un recipiente pieno di acqua. La bussola rimase quasi identica fino al XIX secolo, quando gli scienziati , gli ingegneri e  i navigatori la perfezionarono notevolmente. In alcuni tipi le rotte e i gradi azimutali sono segnati  su un piano circolare, che ruota mosso da varie calamite.